Stai qui, ti farò sapere io.
7-10-2017
Vista in terza persona. Sono in una
grande sala cinta di colonne, alta diversi piani e una sedia di pietra in
centro posta sopra dei bassi gradini. I colori sono sui toni del grigio e del
marrone. Una figura maschile seduta su un trono liscio che non presenta
decorazioni.
Apro gli occhi a seguito di continue scosse d’aria come ormai
le chiamo da tempo, si insinuano nel cervello e fanno tremare tutto il corpo (sia nel sogno che dal vivo). Torno in prima persona.
Sento delle braccia che mi cingono a protezione, un misto di paura e rassegnazione
mi pervadono. Sembra che si siano fermate alzo così lo sguardo verso chi mi sta tenendo stretta: è mio padre, ha una taglia corporale molto grande (o io sono molto piccola).
Non lo
vedo bene in viso ma la sua pelle e tutto quello che posso vedere è
completamente grigio ferro. Una voce bassa alla mia sinistra risponde alle domande
di mio padre: “quante ne ha già fatte?”
il sottoposto risponde “34” mio padre
“quanti anni ha?” il sottoposto “15 signore è giovane, ne mancano ancora
poche per finire”. Sembra che a mio padre non vada tanto a genio questa
situazione.
Improvvisamente
ricominciano le scosse, l'ultima è così forte che sobbalzo realmente sul
letto quasi svegliandomi. Ci
alziamo mi vuole accompagnare di sopra in camera. Mentre ci avviciniamo alle
scale ho un improvvisa esplosione d’affetto nei suoi confronti e chiamo: “papaaaaaaa’” lui si ferma e si gira nel momento in cui io gli salto in braccio
e gli sussurro "ti voglio tanto bene". Sento il suo affetto nell'abbraccio ricambiato.
Mi dice: “anch'io” apprezzando e
ricambiando l’amore che ho per lui. Dalla
sala il sottoposto si avvicina dicendo a mio padre, sempre a bassa voce, che non
c’era più molto tempo e che la guerra si stava avvicinando. (Lo chiama per nome
ma non lo comprendo)
Gli
dice che deve sbrigarsi e così mi accompagna su per le scale, vari piani, fino
all'ultimo dove si trova la mia camera.
Quando guardo il sottoposto in volto ho un flash dove ricordo di averlo già
incontrato e non in una bella situazione, nutro forti sospetti su di lui. Porta
un abito che richiama i berberi con una stoffa lunga che copre la testa
lasciata libera di cadere a lato del viso. Una stola avvolta sul corpo.
Le
luci lungo le scale sono basse ma riesco a vedere molto legno e pietra insieme ad un numero indefinito di figure animali tridimensionali. Non riesco a
comprendere se sono vivi o sculture o altro. Dei simil-cani ad esempio, dormono sui
pianerottoli o altri sono su dei piedistalli in nicchie ricavate sulle pareti, mi pare ci siano anche degli uccelli. Alla
fine delle scale dinnanzi al pianerottolo, lo stipite di una porta ma senza porta, che da su un lungo e poco illuminato corridoio dal
soffitto mansardato ad angolo molto accentuato. Sembra una casetta di
montagna. In fondo c’è la mia stanza, solo io in questo piano. Anche nel corridoio si ripetono le nicchie con le figure animali. Si gira verso di
me prendendomi sotto le braccia e sollevandomi fino a sedermi sul letto ben più alto di quelli che conosco. Lo
guardo, sempre di color grigio ferro, aspetto deciso e saggio, capelli e
barba ricci ma ben pettinati, corpetto di protezione regale ma non eccessivo.
Solo lui vedevo monocromo…
Mi
guarda e dice: “stai qui fino a che non
sarà tutto finito, ti farò sapere io”.
Non
sono molto felice di ciò…
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