"...stanno arrivando..."
14-8-2005
Scena uno: mi trovo in compagnia di un uomo sulla trentina molto sensuale con una tipica bellezza spagnola dagli occhi neri intensi, capelli bagnati lunghi fino alle spalle neri e barba leggermente accennata con leggero pizzetto, è una notte limpida e calda. Stiamo insieme, provo dei sentimenti per lui e molta fiducia.
Usciamo dalla stanza in cui siamo per recarci in una grande terrazza ad osservare le stelle, lui è sempre accanto a me, il suo modo di fare molto romantico mi rapisce. Mi abbraccia e insieme osserviamo il cielo stellato quando improvvisamente vedo una linea continua composta da tante stelle che alternano la loro luminosità indicando la direzione da destra verso sinistra, poi si ferma per pochi attimi nelle doppie linee.
Sorpresa rendo partecipe il mio compagno: "guarda guarda la nel cielo cosa potrebbe essere?" ovviamente a me sembrava molto strano quell'effetto ottico mentre lui con calma mi sorride guardandomi negli occhi e trasferendomi consapevolezza e tranquillità pronuncia poche parole con tono fiducioso: "...stanno arrivando..."
Non ho paura ma sono un pò sorpresa e torno a guardare quelle strane scie luminose che indicano un senso di marcia.
Scena due: Una grande villa degli anni ottanta, una giornata dalla luce soffusa coperta da nuvole che chiamano pioggia. La casa non è mia sono un ospite di una donna che somiglia alla madre del mio compagno. Non so perchè mi trovo qui ma ricordo un grande parco con alberi altissimi e vecchi che circondano la casa e prima di entrare li osservo dall'alto al basso rendendomi conto di quanto verdeggianti e imponenti siano.
Una volta entrata parlo con la signora, mi chiede se prima di andarmene potevo dare un'occhiata alle sue piante dandomi un bonsai particolarmente cresciuto nei rami più che nel fusto. Ci sono molti butti che guardano al cielo ma questo non va bene perchè rovina la forma complessiva così decido di potarlo molto lasciando praticamente solo i rami principali. Quando lo guardo è bellissimo.
Esco e la vista cambia in terza persona: sono di fronte a me stessa in una strada di campagna, il cielo è plumbeo, i capelli sono cresciuti arrivando alle spalle. Penso tra me che il giorno prima erano corti (come lo sono realmente) chiedendomi come sia possibile...
Scena tre: Un edificio in costruzione, la mia auto è parcheggiata nei posti riservati ai lavoratori del cantiere. Sto andando verso di lei quando mi accorgo che il passaggio è ostruito da un furgone così mi faccio dare le chiavi per spostarlo ma quando sto per aprire la porta un operaio dall'interno apre lo sportello prima per primo facendomi balzare all'indietro sorpresa. Con fare seccato l'uomo mi dice che non è quello il furgone da spostare ma un altro. Perplessa mi scuso e guardo le chiavi cambiando direzione. Mi sposto verso un auto ed effettivamente c'è un furgone parcheggiato proprio vicino alla portiera del passeggero bloccando l'ingresso mentre la portiera del lato guidatore a sinistra è bloccata da attrezzature da lavoro che da sola non posso spostare. Vedo un uomo arrivare un pò alterato di suo che vede la mia situazione e mi aiuta a spostare insieme ad altri operai le attrezzature così da poter uscire.
Scena quattro: Mi trovo in una stanza a parlare con due protagoniste della serie TV Rosweel. Una chiacchierata tranquilla tanto che loro sono ancora vestite come sul set con il grembiule del pub mentre io sono seduta di fronte a loro e espongo la versione di come la mia vita potrebbe essere se avessi fatto parte del loro mondo. Sembra quasi che la situazione sia reale: io che chiedo di far parte non della serie TV ma del loro gruppo (come se fosse realmente esistito) c'è tranquillità in loro che cercano di trasferire perchè a parer loro non c'è nessun problema.
Cambio scena e improvvisamente mi ritrovo a parlare in mezzo ad una strada di fronte al cantiere con uno dei personaggi maschili del telefilm (l'alieno) e anche qui c'è molta tranquillità, si ride su uno scherzo fatto da lui ai nuovi arrivati senza rancore anzi, la sensazione come prima con le due ragazze è quella di capire se sto parlando con le vere persone che interpretano dei ruoli o se sto interagendo con i ruoli stessi come se fossero realtà.
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