L'arte di volare
22-5-2019
Guardo il dorso della mia mano sinistra, noto una
sorta di applicazione computerizzata sottopelle, sembra uno di quei adesivi
olografici. Una scheda madre con due transistor e un bottone
proprio alla base del dito medio. La cosa mi incuriosisce, premo il bottone e improvvisamente mi ritrovo dentro ad un altro corpo.
Non capisco subito dove sono ma ho occhi per vedere, sento
la presenza del mio compagno ma non è nel mio cono visivo. Il corpo si sta
muovendo, è pesante e grande posso percepirlo. Ci metto pochissimo ad
abituarmi e comprendo di essere entrata dentro il corpo di un drago.
Sposto la visuale mentre in volo mi sto avvicinando
pericolosamente agli edifici, non ho ancora la capacità di gestire l'arte del volo, vado a sbattere contro un edificio ma le possenti ali e il
grosso artiglio riescono a fermare la caduta riuscendo ad aggrapparmi ad un piccolo poggiolo in cemento che sotto il peso e lo scontro si frantuma, scivolando su quello sottostante. Capisco che mi sto concentrando nell'osservare l’ala e l’uncino, sento il respiro interno
forte e accelerato per la scampata caduta, sento letteralmente lo sforzo che
questo forte corpo sta facendo.
Quello che più mi ha colpito sono i tentativi che ho fatto,
la fatica di capire come si vola con le proprie ali (andando a sbattere qua e
la sui palazzi) lo sforzo di ogni battito di quelle ali giganti , non so
nemmeno spiegarlo.
Drago: ali e uncino nero opaco, liscio.
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