Incantesimo "Vento del destino"

(Image font: web)

26-3-2009

Mi trovo in una sorta di accademia di magia e l'atmosfera che si respira tra gli alunni, me compresa, è di sfida. Sguardi intensi che scrutano e osservano i possibili sfidanti e vincitori, solo io però nella massa osservo direttamente il mio sfidante. Sfocati anche se poco distanti, noto gruppi di persone che sottovoce giudicano e si confidano i loro pronostici sul vincitore. Di fronte a me, sicuro e tronfio mi sta fissando il mio avversario, gli corrispondo la mia sicurezza continuando a fissarlo con aria di sfida.
Lo spazio per muoverci non è molto grande, vedo il pavimento di pietra grigia polveroso circondato da alte pareti di legno scuro intarsiato e scale che danno modo agli spettatori di poter osservare la scena dall'alto. Quando torno sugli occhi del mio sfidante mi accorgo che hanno la pupilla verticale come quella dei serpenti, oblunghi e sottili, furbi e profondi. Mi lanciano dei precisi messaggi.
La sfida ha inizio dapprima psicologica poi magica. Improvvisamente senza sfiorarmi sento come se mi stesse stritolando come se fossi intrappolata in una morsa all'altezza del torace, completamente bloccata, non so che fare. Mi sforzo e lo fisso negli occhi formulando un incantesimo che chiamo  "Vento del Destino".
Improvvisamente l'avversario comincia a muoversi innaturalmente all'indietro e la mia visuale cambia come se stessi osservando da una telecamera posta in alto. Lo vedo girare in tondo, su sé stesso, da più punti di vista ma non vedo mai me stessa. Si contorce e mentre questo accade gli occhi roteano a destra e sinistra senza controllo cambiando colore ad ogni giro, come se varie persone si mostrassero una dopo l'altra e non tutte erano umane. Alla fine diventano bianchi mentre emette un gemito e capitola a terra. 
Grande stupore mio e di chi sta' osservando. 

P.S.: Quello che mi ha colpito di questo viaggio è che rispetto ad altri simili, mi sentivo realmente coinvolta e la cosa più forte è stata la sensazione che ho avuto quando ho guardato l'avversario profondamente negli occhi. 

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