La prima unione tra mente e anima.



















16-5-2008
 Sx parte magica
Dx parte razionale

L’atmosfera è cupa, i colori tutti sui toni del grigio.
Mi vedo mentre sto con una ragazza che nel sogno identifico come una persona che non conosco bene ma che sto per sposare. Non mi sento triste ma nemmeno felice, sono rassegnata e credo che lei ne sia a conoscenza e che per non ferirmi non lo desse a vedere. Nel mio cuore c’è sempre il mio compagno ma durante i preparativi non riesco a capire perché sto sposando lei.

C.S. Siamo in un locale, sono vestita da cerimonia come lei, una di fianco all'altra (io a sinistra e lei a destra) di fronte a noi un uomo che officia i riti. Osservando meglio noto che noi tre siamo posti molto più in alto degli invitati e con lo stesso stato d’animo precedente do un ultimo sguardo indietro, osservando le panche distribuite a destra e sinistra e corrispondenti agli invitati delle due parti notando una cosa che mi rattrista: dalla mia ci sono solo poche persone mentre dall'altra molte.
La cerimonia continua, l’officiante vestito di tunica scura è di fronte a noi dietro ad un leggio dove poggia un volume da cui legge, sono concentrata a pensare su ciò che sto facendo e non sento ciò che dice, guardo ogni tanto la ragazza che a sua volta corrisponde lo sguardo che al contrario mio, è pieno d’amore e compassione (come se sapesse il mio stato d’animo).
Terminata la cerimonia scendiamo dagli invitati che ci vengono incontro congratulandosi mentre mi ritrovo a guardare un libricino dalla copertina rossa con delle incisioni in oro, dentro, le frasi scritte dagli invitati e quando arrivo a quello che aveva scritto mia madre mi commuovo, alzo gli occhi e la vedo davanti a me che sorride felice.

C.S. Usciti dall'edificio, il grande portone è alle nostre spalle mentre di fronte a noi si apre un enorme scalinata, ci sediamo sul primo gradino (io a sinistra lei a destra). La giornata è uggiosa, sembra un tardo pomeriggio estivo, c’è molto vento mentre osservo l’orizzonte con le braccia posate sulle ginocchia piegate. Quello che vedo sono i tetti di una città, il luogo in cui ci troviamo ha un altezza spropositata. Giro la testa verso la mia compagna, la osservo mentre guarda il cielo e lascia che il vento le faccia svolazzare il velo intorno, il suo sguardo si perde nel grigio delle nuvole, sembra in pace con tutto. Si gira lentamente verso di me e ci guardiamo per un attimo, in quell'istante capisco perché l’ho sposata, mi avvicino e la bacio.

C.S. Nuovamente dentro al fabbricato (non è una chiesa e l’officiante non è un prete), mi sovviene che durante la cerimonia non sono state pronunciate le frasi di rito cristiano e nemmeno lo scambio degli anelli. La cosa mi sembra strana e temo che il matrimonio non sia valido così torniamo dall'officiante e gli chiedo il perché di queste differenze. A dire il vero sono un po alterata ma lui ci dice di non preoccuparci perché va bene così come è stato fatto.

C.S. E’ notte piena, una stanza buia illuminata solo dalla luce che entra dalle finestre, indosso ancora il vestito da sposa e sono da sola. Osservo e noto che sono circondata da marciume e per qualche motivo so che quella è casa nostra. Sono al piano terra, c’è una piccola cucina economica e un letto a castello, ovunque sporco. Una piccola sedia di paglia e del legno davanti alla stufa, sul pavimento delle chiazze scure. Non voglio che la mia sposa veda tutto questo così prendo una scopa vecchia e inizio a pulire, sono cosciente che questa è la nostra casa e non me ne vergogno, lei sapeva bene qual’era la mia situazione e non mi ha mai giudicato.
Mentre spazzo sento dei rumori alle mie spalle, mi giro e vedo un uomo di mezza età robusto, capelli color paglia che sembra non abbiano mai visto un pettine, talmente arruffati all'insù che sembrano sfidare le leggi della gravità. Prendo paura, il suo sguardo mi pietrifica, gli occhi sono spalancati e fissi su di me mentre indietreggio, non ho ricordi di lui, non so chi sia.
Indossa una salopet blu da lavoro e i suoi movimenti non sono normali, sembra un burattino guidato dall'interno, riesco a scappare fuori accorgendomi così di essere in una casetta simile ad un ricovero per attrezzi posta all'interno di un complesso grande e antico. Ad una certa distanza sulla sinistra vedo la villa, intorno un guardino piantumato e curato, la luce è debole, non mi riesce di vedere altro.

C.S. Stessa atmosfera lugubre ma differente posto e tempo. Mi trovo in una stanza con gli amici di gioco, buia e piena di muffa ma questa volta non ci faccio caso anzi, noto che ci stiamo divertendo molto. Io interpreto un drago e sono infuriato, alzo gli occhi verso il soffitto e vedo letteralmente questo drago che con le sue fauci spalancate soffia verso il tavolo di gioco: in questo momento sono ambedue (io e il drago), sento il suo stato d’animo, vedo quello che vede lui e quello che vedo io ovvero il mio entusiasmo per la realizzazione di poter vedere un vero drago.
Il master di gioco è sbalordito da ciò che sta succedendo e si complimenta vistosamente con me mentre dalla porta alla mia destra si affacciano il mio compagno ed un altro amico che vogliono vedere ciò che sta accadendo incuriositi dal rumore, il master accetta e gli spiega.
Mi alzo e scendo nei piani sottostanti verificando così che la situazione lugubre è ovunque, credo sia una scuola, forse una costruzione del dopoguerra, il master mi segue per calmarmi e riportarmi di sopra. Tutto questo sempre con allegria e spensieratezza.

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