La promessa del tuareg.


21-3-2020

Mi trovo in  una città medievale e sono li per lavoro, con me anche il mio vecchio capo area. Ci spostiamo tra negozi e locali notando che l'architettura è un mix tra un medievale europeo e mediorientale. 
In un secondo momento della giornata, credo dopo pranzo, arrivo all'appuntamento in auto, quella attuale. La parcheggio in un ampio piazzale adibito a parcheggio e come riferimento c'è una chiesa vicina ad altri vecchi palazzi. Scendo e vado a piedi fino ad arrivare al luogo convenuto che si trova non molto distante, soprattutto facile da ricordare visto che la strada è tutta dritta. Quando insieme al mio gruppo arriviamo ad un bar, mi accorgo di non avere più la mia macchina fotografica. Cerco di ricordare dove potrei averla lasciata e torno indietro sui miei passi passando tutti i posti in cui sono stata fino ad arrivare al parcheggio, o quello che ricordavo fosse e che in realtà non era. 
Dov'è la mia auto? Com'è possibile, la strada era tutta dritta, impossibile sbagliarsi eppure il parcheggio e la mia auto non c'erano più...

C.S.: il sole sta calando e la sera si fa più vicina, sto ancora cercando la mia auto, sono sola e non conosco la città. Girovago per le strade fino a che decido di andare verso un piazzale ampio dall'architettura moderna quando all'improvviso sbuca fuori mia "madre", ovviamente non è quella reale perchè non le somiglia nemmeno: porta una giacca corta sfiancata coordinata con una gonna a tubino nera aderente simile alla pelle, scarpe con tacco e lunghi capelli rossi fluenti. Molto bella. Le chiedo cosa ci faccia li spiegandole che sto cercando di ritrovare il parcheggio dove ho lasciato l'auto così lei mi dice di seguirla accompagnandomi verso la piazza in cui mi stavo già avviando.
E' buio ma l'illuminazione è buona, devo capire dove mi trovo per orientarmi sulla mappa così cerco il nome della piazza guardando su una colonna alla mia di destra. L'alfabeto è occidentale ma la parola non la capisco bene, forse è "Terrazza" quindi passo alla colonna di sinistra ma anche quella scritta, sempre in alfabeto occidentale, non la comprendo bene.
Vedo delle persone vicino a me e provo a chiedere la traduzione ma non capisco la loro lingua. 
Va bene...decido tornare indietro un po' abbacchiata ma noto un uomo che mi osserva, porta un turbante di color sabbia come il vestito tipico degli abitanti del deserto e la pelle è bruciata dal sole. Ha un aria simpatica e mi sorride chiedendomi di andare a bere qualcosa. 

C.S.:  Siamo in un bar, cerco di conoscerlo un po' meglio e quando gli racconto che mi sarebbe sempre piaciuto passare la notte nel deserto e guardare le stelle lui si rende disponibile ad avverare il mio desiderio offrendomi la sua disponibilità ma mia "madre", mi ricorda che devo ritrovare l'auto e che ho un lavoro da fare prima di andare nel deserto. Il tuareg sempre sorridente annuisce e promette che avrei potuto contattarlo finiti i miei doveri.

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